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Diano Marina e la stazione “fantasma”, turista torinese scrive una lettera al sindaco

Secondo Lele Boccardo di "Civico20news" "La strada è pericolosa, non c’è un marciapiede per i pedoni"

stazione diano marina

Diano Marina. “Egregio Signor Sindaco, chi le scrive è un cittadino, giornalista di mestiere e turista per vocazione. Mi permetto di rubarLe un po’ del suo prezioso tempo, per raccontarLe la mia avventura.
La invito cortesemente a leggere fino alla fine questa mia”. E’ la lettera pubblicata da Lele Boccardo, redattore Civico20 News e indirizzata al sindaco Giacomo Chiappori sulle carenze strutturali della nuova stazione di Diano Marina inaugurata due mesi fa.

“E’ capitato pochi giorni fa, di dovermi recare insieme a mia moglie, nella sua bellissima cittadina, per incontrarmi con mia cognata, che vive e lavora proprio a Diano Marina. Abito a Torino e avendo la macchina in officina, ho deciso di usare il treno. Tralascio il tempo impiegato per percorrere circa duecento chilometri (nello stesso tempo potrei tranquillamente andare a Roma in aereo), perchè non è un problema relativo alla Sua amministrazione, ma un contenzioso che da anni ed anni affligge i collegamenti fra la mia città e la Riviera di Ponente in genere – scrive Boccardo – Vorrei invece sottoporLe quanto ho notato appena sceso in stazione. Già, la stazione. Mi aspettavo di trovare la solita stazioncina tipicamente ligure, o tipicamente di provincia, se preferisce, situata nel centro della città e a pochi passi dal mare, invece mi ritrovo in una struttura nuova, moderna, a quanto pare appena inaugurata, rigorosamente a norma di legge e desolatamente solinga. Alle mie spalle la montagna, davanti ai miei occhi la campagna. Una cattedrale nel deserto.

Superato il primo attimo di smarrimento e di sorpresa, scendo dalla rampa che porta all’atrio, e noto immediatamente che i muri divisori della rampa stessa sono altissimi, e che non permettono di vedere al di là di essi, sia in salita che in discesa: una situazione che può diventare estremamente pericolosa nel caso qualche malintenzionato, soprattutto nelle ore notturne, si mettesse qualche strana idea in testa.

Percorro il corto tunnel sotterraneo e mi ritrovo davanti al piazzale. Non vedo un bar, non vedo un’edicola, non vedo una biglietteria, non vedo un ufficio informazioni e soprattutto non vedo dei servizi igienici. Le confesso che ho estrema necessità di servirmene, dei servizi igienici intendo, perchè sul treno erano fuori servizio e a dirla proprio tutta “mi scappa”: mi guardo attorno e decido di appartarmi in qualche angolo, non è educato, lo so, ma non posso farne a meno. Alzo lo sguardo in cerca di telecamere di sicurezza, per evitare di essere immortalato in atteggiamenti poco consoni alla pubblica morale e ne noto una sola, puntata sul tunnel che porta ai binari. Non ne ho viste altre, come non ho visto nessun rappresentante delle Forze dell’Ordine.

Decido di soprassedere, finchè posso, e mi dirigo verso il piazzale. Noto un paio di taxi e nessun bus-navetta in attesa. Visto che non so cosa fare, chiedo ad uno dei taxisti quanto mi costi il tragitto fino al centro città, tenga conto, signor Sindaco, che devo recarmi più o meno dalle parti della Chiesa di Sant’Antonio: otto Euro più supplemento bagagli. Ringrazio cortesemente il taxista per l’informazione e cerco un mezzo pubblico.

Per qualche minuto vago per il piazzale in cerca di un cartello che indichi qualche orario di passaggio di un qualche mezzo pubblico, ma invano. Noto invece lo spazio dedicato ai posti auto, sia davanti che alle spalle della costruzione e mi auguro inconsciamente che siano pochi i pendolari che devono recarsi in stazione con la macchina: i parcheggi sono pochi, davvero pochi e per riempirli bastano una manciata di autovetture. E’ già passata quasi mezz’ora dall’arrivo in stazione e di bus neanche l’ombra. Non mi rimane altro da fare che usare le gambe. Prima di incamminarmi, imposto sul mio smartphone, un programma che calcola la distanza percorsa: sono davvero curioso.

Comincio la marcia, con mia moglie al seguito alquanto nervosa, visto che i tacchi a spillo non sono propriamente indicati per lunghe passeggiate, soprattutto se non programmate (potrei dirle che forse era meglio calzare un altro tipo di scarpe o portarne un paio di riserva, ma evito accuratamente, visto l’umore), e mi dirigo verso l’unica strada che porta in città, circondato da serre e campagna. Per fortuna il terreno attorno a me, si dimostra un bagno abbastanza accogliente ed appartato: almeno un problemino è risolto, per quel che riguarda gli uomini, visto che per una donna, servirsi di un bagno a cielo aperto, risulterebbe leggermente più problematico.

La strada è pericolosa, non c’è un marciapiede per i pedoni e non c’è neanche un minimo spazio segnalato, per camminare in sicurezza: le auto sfrecciano veloci, alcune a velocità folle, mettendo a rischio la nostra incolumità.
Naturalmente non sono solo Signor Sindaco: lungo la strada si è formata una piccola processione, tutt’altro che religiosa, e c’è chi smoccola in dialetto ligure, chi in dialetto torinese, chi in altre lingue. Penso a una persona portatrice di handicap e mi vengono i brividi.

Trascorsa una mezz’ora abbondante (è già passata un’ora da quando sono sceso dal treno) comincio a vedere la periferia e dopo tre quarti d’ora sono più o meno a destinazione: lo smartphone mi dice che ho percorso circa milleottocento metri. Siamo stanchi, Signor Sindaco, io e mia moglie, stanchi, assetati, e nervosi. Ci sediamo in un bar in prossimità della chiesa per rifocillarci e, dopo parecchi minuti dedicati al “rassettamento”, prende il sopravvento la curiosità del giornalista: mi qualifico con il proprietario del locale e con alcuni clienti e comincio a fare domande, anzi a lasciar sfogare i Suoi residenti.

Quello che viene fuori, Signor Sindaco, si può riassumere in pochi, ma precisi punti: la stazione è scomoda, mal servita dai mezzi pubblici (che comunque rappresentano un ulteriore costo ai danni dell’utente, ma questo aspetto lo approfondirò fra poco), non indicata da nessun cartello (questo l’avevo notato anch’io), pericolosa sia dentro che fuori, pericolosissima e assai poco illuminata la strada di collegamento, senza servizi igienici e senza nessun tipo di servizio collegato, gestito da persone fisiche, per intenderci.

Tutte, ma proprio tutte le persone con cui ho parlato (cittadini, esercenti, turisti), hanno espresso forte preoccupazione per il turismo, soprattutto per quello che può succedere nella stagione estiva: una stazione così lontana e scomoda da raggiungere, può dare un colpo mortale al turismo, soprattutto quello domenicale.

Una stazione così lontana e scomoda da raggiungere non invoglia di certo il visitatore occasionale. Una stazione così lontana e scomoda da raggiungere, soprattutto per le persone anziane, può voler dire la rinuncia alla villeggiatura, indipendentemente dal periodo, può voler dire la messa in vendita della seconda casa, fenomeno tipico del turismo storico della Riviera di Ponente.

Una stazione così lontana e scomoda, rappresenta un costo supplementare all’utente: tradotto in palanche, € 1,50 se il biglietto del bus è comprato in un esercizio commerciale (ops…nella nuova struttura non esiste alcun esercizio commerciale), € 2,50 se comprato a bordo. Mi sono permesso di fare due calcoli e risulta, a carico di uno studente/pendolare dianese, una spesa minima extra di € 78,00 mensili (€ 702 per nove mesi di scuola), da aggiungere naturalmente al costo giornaliero del treno. Cifra che, mi permetto di dire, può far impallidire non solo un ligure.
Se invece consideriamo il “turista della domenica”, ad esempio un turineis come me, il costo del biglietto del treno è non inferiore ai 15 Euro. Se aggiungiamo un taxi, dobbiamo considerare la tariffa festiva, il tassametro e l’evenutale bagaglio. Costo totale circa 20 Euro, per un tragitto di due chilometri circa, per un tempo di massimo 6 minuti. Una domenica a Diano costa quindi circa 70 Euro, solo di trasporto. Resta ben poco da spendere in stabilimenti balneari, bar, ristoranti e negozi di souvenir.

A quanto pare, gli stessi problemi affliggono la vicina Imperia, in particolare pendolari e studenti, che sono costretti a ricorrere a giustificazioni per il ritardo o per l’uscita anticipata da scuola, per avere il tempo materiale di raggiungere la stazione. Voci di corridoio dicono che Alassio, nella figura dei suoi rappresentanti istituzionali, si sia rifiutata di spostare la stazione ferroviaria a monte, proprio per non perdere turisti, visitatori occasionali, e residenti in “seconde case”.

Questo è quanto, Signor Sindaco. Non le racconto il viaggio di ritorno verso la stazione, al buio e con il terrore di vedere qualche malintanzionato sbucare fuori dal nulla, perchè sarebbe una esatta fotocopia di quanto successo in mattinata. Abbastanza presuntuosamente, mi sono fatto portavoce di un malcontento che affligge i Suoi residenti, soprattutto in proiezione futura. Sono convinto che Lei e i suoi collaboratori, troverete le debite contromisure ai problemi che Le ho indicato, a nome della Sua cittadinanza. In attesa di scrivere, mi auguro presto, un articolo in cui descrivo la soluzione alle problematiche che Le ho sottoposto, La saluto cordialmente”.

http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=23040

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