Ecosistema urbano 2016

Rapporto Legambiente sulla qualità della vita, pollice verso per Imperia: 66esima su 104

L’indagine ha tenuto conto di 17 parametri divisi nelle macroaree aria, acqua, rifiuti, energie rinnovabili e mobilità

Porto Imperia generica panoramica

Imperia. Qualità della vita scarsa. È questa la diagnosi dello stato di salute della città di Imperia fotografata da “Ecosistema Urbano 2016”, il rapporto realizzato da Legambiente in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e la collaborazione editoriale de Il Sole 24 Ore, che ha valutato lo stato di ecosostenibilità dei capoluoghi italiani.

Nella graduatoria nazionale, stilata sulla base di 17 parametri divisi nelle macroaree aria, acqua, rifiuti, energie rinnovabili e mobilità, Imperia si colloca al 66esimo posto con una percentuale del 48,95. In generale, è stato registrato un sostanziale immobilismo sul fronte della trasformazione e del rinnovamento green, quasi come se la città fosse incapace di immaginare e progettare un’area urbana diversa, più sana, più vivibile, più sostenibile, più attenta alla qualità della vita dei suoi abitanti.

Di seguito le percentuali e le relative posizioni raggiunte dal capoluogo circa i campioni di studio presi in oggetto: acqua – capacità di depurazione 97,72% (42°), consumi idrici domestici 158,62% (73°) e dispersione della rete idrica 158,62% (70°); aria – quantità di biossido di azoto 28,50% (40°), ozono 0,00% (1°), PM10 25,30% (43°); energia – consumi domestici da rinnovabili 27,13% (46°), solare pubblico 5,48% (32°); rifiuti – raccolta differenziata 36,93% (67°), rifiuti pro capite 510,59% (51°); trasporti –  incidenti stradali 5,51% (46°), indici ciclabilità 67,5% (43°), indici Modal Share 67,5% (43°), isole pedonali 0,06% (86°), motorizzazione 59,09% (33°), trasporto pubblico passeggeri 15,82% (82°), trasporto pubblico percorrenza 18,90% (66°); verde – aree verdi complessive 1,81% (98°), verde urbano 7,48% (94°).

A livello nazionale, la città più ecosostenibile d’Italia è la marchigiana Macerata (76,48%), seguita da Verbania (76,38%) e Mantova (70,51%). Tra le prime dieci si trovano capoluoghi al di sotto degli 80mila abitanti, oltre i tre citati: Belluno, Oristano, Cuneo, Savona; e tre centri di medie dimensioni: Trento, Bolzano e Parma. Le ultime cinque sono invece Frosinone e quattro città meridionali: Palermo, Siracusa, Caserta, Vibo Valentia, fanalino di coda della classifica con una percentuale di ecosostenibilità del 29,16%.

“Questo rapporto racconta un Paese a due velocità: quella delle amministrazioni e quella dei cittadini con le associazioni, i comitati di quartiere, le cooperative solidali – ha spiegato Rossella Muroni, presidente di Legambiente -. E mentre le prime si confermano lente, rigide e quasi impermeabili ai cambiamenti, le seconde spiccano per vivacità e spirito d’iniziativa con tantissime buone pratiche che pur coinvolgendo concretamente un condominio, una strada o un quartiere, esprimono un’idea di città e di futuro ben più ampia, in grado di coniugare giustizia sociale e vivibilità, cultura e socialità, economia e ambiente. Ci auguriamo che queste iniziative siano da stimolo alle amministrazioni locali per migliorare le nostre città puntando a una nuova socialità e su un senso di comunità che nasce dalla condivisione e dalla cura di uno spazio sano e vivibile”.

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