Altro confine caldo

Il modello Ventimiglia dei “No Borders” esportato anche a Como

Insomma un copione già visto a Ventimiglia che si sta riproponendo a Como con l'apertura del fronte italo-svizzero dal quale i migranti cercherebbero di entrare in territorio elvetico

frontiera como svizzera

Sanremo. Le città e le stazioni ferroviarie di confine sono quelle più maggiormente colpite dall’emergenza migranti che da più di un anno a questa parte ha letteralmente invaso il nostro paese. Quello che è accaduto e accade quotidianamente a Ventimiglia è ormai sotto gli occhi di tutti e cosa nota ma questo fenomeno nell’ultimo mese ha aperto un nuovo fronte che è quello di Como.

Como come Ventimiglia verrebbe da dire ed è proprio così: la peculiarità che unisce la città lariana con quella di confine è proprio la vicinanza strategica ad una frontiera. Ebbene come racconta la Repubblica Milano le stesse situazioni avvenute a Ventimiglia avvengono anche a Como, soprattutto quando si tratta di No Borders.

Infatti nei giorni scorsi è stato indetto uno sciopero della fame di 180 migranti su 360 presenti nel parco della stazione di Como San Giovanni e secondo gli ambienti del volontariato dietro ci dovrebbe essere la regia dei No Borders e gli stessi avrebbero poi distribuito cibo ai migranti. Ma non solo due settimane fa manifestazione “contro le deportazioni” e di “solidarietà ai migranti” tra Como e Chiasso.

Insomma un copione già visto a Ventimiglia che si sta riproponendo a Como con l’apertura del fronte italo-svizzero dal quale i migranti cercherebbero di entrare in territorio elvetico per raggiungere la Germania o i paesi del nord Europa ma il governo di Berna ha chiuso le frontiere.

E infine su 300 migranti, per ora che bivaccano alla stazione di Como San Giovanni solo 50 si sono trasferiti al centro della Croce Rossa e nel frattempo come coi passeurs a Ventimiglia, ci sono i cosiddetti spalloni specializzati nell’attraversamento illegale dei boschi tra Lombardia e Ticino.

(foto Repubblica Milano)

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